Festa dell'Europa
L'AdG Paolo Praticò è intervenuto a Cosenza per i 30 anni del progetto Erasmus
Nel giorno della Festa dell’Europa ed anniversario della dichiarazione Schuman, atto di nascita dell'Unione Europea, il 9 maggio 2017 il progetto Erasmus ha spento trenta candeline. Nel 2014 il progetto europeo è diventato Erasmus+, per dare risposte concrete alla disoccupazione attraverso opportunità di studio, di formazione, di esperienze lavorative o di volontariato all’estero.
La Provincia di Cosenza ha ospitato ieri nel Salone degli Specchi un pomeriggio ricco di appuntamenti proprio per celebrare la ricorrenza europea.
All'incontro, introdotto dal Presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci, hanno relazionato Giampiero Costantini, direttore Euroform RFS, sui risultati del progetto "Marco Polo Clear"- Erasmus+ Ka 1; Giancarlo Florio, dirigente scolastico ITI A. Monaco di Cosenza, sul percorso sperimentale di Alternanza Scuola-Lavoro "Marco Polo Clear”; Ayten Anik, Ankara Golbasi Adult Education Center, sul progetto "Informed and safe use social media skills to adults" (competenze degli adulti per sicuro e informato utilizzo dei social network) – Erasmus+ Strategic Partnerships; Paolo Praticò, Autorità di gestione del POR Calabria 2014-2020, sulla Strategia Europa 2020 e le politiche Comunitarie in Calabria.
Secondo le indagini demoscopiche effettuate ogni anno dall’Eurobarometro della Commissione europea, Erasmus Plus è il programma europeo di gran lunga più conosciuto e giudicato positivamente dall’opinione pubblica. Si tratta altresì del programma a gestione diretta con il maggior numero di beneficiari.
In trent’anni di vita, più di 9 milioni di persone hanno partecipato a Erasmus, di cui 4,4 milioni di studenti dell’istruzione superiore, 1,4 milioni di giovani che hanno partecipato a scambi, 1,3 milioni di studenti per la formazione professionale e quasi 2 milioni tra docenti ed educatori. “Numeri a parte, mi sembra importante sottolineare in questa sede – ha detto Paolo Praticò – come Erasmus sia forse l’espressione più visibile di una forte consapevolezza che attraversa l’intera azione dell’Unione Europea: ossia che l’istruzione e la formazione sono la chiave di volta per preservare e rafforzare la competitività, ovvero la crescita e l’occupazione in Europa, in un contesto storico segnato da fortissimi mutamenti socio-economici, anche nella struttura del mercato del lavoro”.
Praticò ha poi spiegato che la strategia Europa 2020 è oggi il quadro di riferimento delle politiche comunitarie. Rispetto alla precedente Agenda di Lisbona, Europa 2020 infatti è stata dotata di maggiore concretezza e operatività, attraverso la definizione di veri e propri obiettivi quantitativi da realizzare nell’arco di un decennio.
Come la Strategia Europa 2020 e le politiche comunitarie che la declinano entrano e si attuano nei territori?
“In buona parte – ha spiegato ancora Praticò – è per merito della politica di coesione. Questa non va vista come un semplice strumento di finanziamento, ossia un mero contenitore di fondi. Al contrario, rappresenta una politica nella piena accezione del termine. E può essere a buon diritto considerata come una delle principali politiche dell’UE perché ha il compito essenziale di guidare la realizzazione dell’insieme delle politiche comunitarie settoriali nei territori, adattandole agli specifici contesti locali con il coinvolgimento degli enti regionali e locali nella sua governance. E’ dunque importante sottolineare come esista un legame forte tra la programmazione dei fondi strutturali e i programmi a gestione diretta come Erasmus plus, in quanto entrambi fanno capo alla medesima cornice strategica europea, e concorrono alla realizzare dei medesimi obiettivi, sebbene con modalità diverse che in qualche modo risultano complementari”.